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Alla

scoperta di    

Cambio Matita

 

 

                                       

                       Cambio matita  di Domenico Garofalo

 

 

 

Prefazione di Marco Melillo

 

“Cambio matita”, la nuova raccolta di Poesie di Domenico Garofalo, nasce nel segno della maturità dell’uomo che incontra, lungo il cammino della propria vita, mille nuovi spazi da poter esplorare, e soprattutto punti d’accesso favorevoli ad una visione delle cose più nitida, che ne segnano il passo ritmando una scelta consapevole e limpida.

Questo testo, nella sua vastità  e diversità di timbri e di colore, rappresenta tuttavia una naturale, piacevole prosecuzione del cammino intrapreso da Domenico Garofalo con “Acquerelli”. È un fiume in piena il poeta, raccoglie dalla vita a tuttotondo, scavando a piene mani tra le sabbie e la polvere dell’esistenza quotidiana. I ritratti che crea vengono proprio per questo da una voce che si fa imperiosa quanto più la morale comune e la quotidiana superficialità di ognuno di noi (il poeta non può permettersi tale superficialità, in primis da osservatore) offuscano la realtà delle cose, che spesso si situa anche al di là dei sentimenti umani, nella cui rappresentazione il poeta è maestro. I temi cari a Domenico Garofalo vengono proprio da lì ed anzi, alla luce di questo nuovo lavoro, non si può che confermare ciò che ab initio aveva fatto intendere, slanciandosi verso gli spazi vuoti del silenzio, quelli che ci fanno più paura, mettendoci facilmente a nudo. È infatti così che – quasi per speculum – il silenzio può diventare…

 

«…A volte basta un bacio,
perché 
come il silenzio è
un dono prezioso.

Quando i nostri meschini pensieri
vengono fermati dal palpitare del cuore
le lacrime dell’anima
cadono dai nostri occhi,
per accarezzarci il volto.

L’amore diventa adulto» (“Attimi”).

 

L’amante qui si fa protagonista di un risveglio che vuole trasmettere – nei sensi e nella psiche – al suo amato/amata. La sua diventa una voce cui l’altro non può sottrarsi: il poeta intende stanarlo. Quella voce fatta di calici amari e di gocce di rugiada, di doni preziosi che vogliono fuggire la meschinità, finisce per avere come diretta conseguenza il trionfo del vero. Essa nasce nuda e per questo priva di ipocrisie.

Come dicevamo però i temi abbracciati da questo testo sono tanti. Non mancano le riflessioni storiche, come ne “Il giorno della memoria”, che esprime tutta la tensione attraverso una composizione quasi “adorniana” (Theodor Adorno aveva scritto che dopo Auschwitz “scrivere poesie è un atto di barbarie”) nella misura in cui accoglie in pieno e trasmette esclusivamente il dolore di una delle pagine peggiori della storia umana. E qui il poeta – ancora una volta – dimostra di non voler abusare della propria dote letteraria per puro spirito di autocompiacimento, dato oltremodo importante oggi, visto il modo in cui le parole vengono troppo spesso svilite. La chiave di questo dolore è racchiusa in una frase emblematica: “Non chiedermi di raccontare”…

 

La maturità dell’autore viene alla luce anche rispetto a temi quali la solitudine e l’abbandono, che non a caso sono presenti in questa silloge come testimonianze: essi fanno parte del mondo che viviamo, che contribuiamo tutti i giorni ad alimentare ed a cancellare.

 

«Seduto sul bordo del cartone freddo

non mi parli

non dai possibilità di aiutarti.

Vuoi monete per un caffè

per una sedia.

La mia mano sul tuo palmo aperto

per conservarti il tuo cartone.

Seduto sul bordo della sedia calda

mi guardi

sorridi

ti incolli alla tazza fumante.

Ritorni al tuo cartone freddo

non mi parli

ti siedi sul bordo,

sorridi» (“Bordi”).

 

Ma quando possiamo stabilire che il nostro incontro con la coscienza sia “prematuro”? La singolarità di tale affermazione deriva in “Cambio matita” da una poesia chiamata “Anticipo”, che non a caso scegliamo per confermare e meglio specificare quanto stavamo asserendo, e cioè che Domenico Garofalo riesce a scrivere in modo immediato riponendo nei versi - apparentemente senza alcuno sforzo - quello che è il frutto di lunghe riflessioni che lo accompagnano.

 

 

«Hai suonato alla mia porta in leggero anticipo

ti aspettavo fra venti anni,

almeno il caffè non si raffredda.

Siamo arrivati al punto sulla vita.

Non ho creduto al tuo arrivo,

volevo dormire ancora un po’

ma il gioco inizia e tu

sei venuta a farmi le carte.

Sceglierò il mazzo più alto

maggiori opportunità

ma ti avviso

stringerò i denti se mi farai del male.

Siedi accanto a me

ora guarderemo la mia vita

punto per punto,

coscienza mia».

 

Questa fase particolarissima dell’esistenza nasce come uno spartiacque, essa si ripropone e si riproporrà nell’attuale come metodo, e nulla di ciò che è stato guadagnato in discernimento andrà perduto. La ragione è presto detta e la sottolineiamo pur tentando la ripetitività per un momento: il poeta vive la vita propria con le vite degli altri, non può permettersi oggi l’isolamento che viene dall’utilizzo assiduo di capacità espressive che si fanno luoghi che bastano a loro stessi, a loro volta. O forse sarebbe semplicemente più facile dire che Domenico Garofalo è un viandante che vuole restituire alla memoria tutto il suo valore.

Una particolarità della sua poesia che si rivela altrettanto piacevolmente in questo testo è che in alcuni casi, come in “Bell’amore mio”,  i versi si prestano concretamente alla forma canzone (vi invitiamo una volta scoperto il libro a provare l’indubbia musicalità di questa “ballata”) esaltando in tal modo ancora una volta l’utilizzo di un dizionario semplice ma sempre efficace che si propone – ed è un indubbio pregio – come immediatamente comprensibile.

 

Ciò che dal punto di vista stilistico – narrativo invece colpisce di “Cambio matita” è l’abito quasi crepuscolare di questa versificazione. È per questo ancora più piacevole abbandonarsi alla lettura del testo, lasciarsi parlare, illuminare.

Questo modo di scrivere richiama l’attenzione del lettore su una voce netta, coinvolgente, capace di concepire ritratti in poche e semplici battute, nate dall’incontro e dallo scambio di umori dell’io verso l’io, dal dialogo con l’altro, raccontato attraverso i sentimenti.

Il segreto dei poeti e soprattutto degli uomini, quando sono ancora capaci di riconoscersi e cambiare, accettando “il bello e il brutto”, “il buono e il cattivo” della vita, è la meraviglia. Dalla meraviglia vengono l’amore e la paura, gli slanci e la voglia di stare al mondo ed in definitiva ci accorgiamo – seguendo le metafore del poeta - che solo così può essere perseguito un ideale di continuo miglioramento.

 

Domenico Garofalo non ha scelto a priori come colorare lo spazio d’attorno e si apre a qualsiasi forma di coinvolgimento sia emotivo che intellettuale. È abbracciando tale filosofia che lo spazio del divenire si rende non solo immaginabile, ma possibile.

 

«Osservando tutti i miei passi andati,

mi accorgo come la vita sia breve,

forse il tempo di una poesia

oppure

quello che ancora devo scrivere» (“Cambio matita”).

 

Info Utili

 

     GENERE :  Poesie

      USCITA :  Marzo 2015

  FORMATO : Brossura, 114 pagine

          ISBN :  978-8898045747

       COSTO :  euro 9,90

 

2010 - present

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